Ok. Ora è chiaro cosa volevi dire.
Ci avevamo pensato un po' anche noi.
Con la struttura a V si potrebbero recuperare circa 3cm di profondità, perché comunque un piano di riferimento occorrerebbe averlo.
Ci sarebbe anche il vantaggio di avere una sentina dove l’acqua si raccoglie al centro del pozzetto facilitando lo svuotamento.
Se volessimo mantenere fermo il nostro sistema (per le ragioni di cui sotto) potremmo abbassarci di 2 cm (lo spessore delle lastre di foam) realizzando un pozzettino interno (v. azzurro nella foto) per l’appoggio dei talloni, creando così un dislivello di 2 cm rispetto al piano di appoggio della seduta, che verrebbe alzata di altri 2 cm rispetto ai 4 previsti, mantenendo comunque il dislivello rispetto ai piedi di 4 cm che, dalle prove, ci sembra la soluzione con postura più comoda (così saremmo a +6 cm rispetto al punto più basso della carena rispetto agli 8 attualmente previsti).
Purtroppo il nostro problema è anche un altro, cioè quello dello spazio “invernale” di lavoro.
Non ne avevamo accennato subito per non complicare troppo la discussione.
Il laboratorietto dove nacque la canoa è al momento occupato dalla costruzione di un aereo ultraleggero (siamo una famiglia di marinai e aviatori

).
L’unico spazio al caldo, sia per il benessere del lavoratore che, soprattutto, per la buona catalizzazione dell’epossidica, è lungo poco più di 3 m, con possibilità di estendersi di circa un altro metro per esigenze temporanee (un kayak di 4 mt. non uscirebbe più).
Da qui l’idea (forse un po' bizzarra

) di realizzare la costruzione in due parti (A e B) da completare il più possibile e portare poi, con l’arrivo di temperature più miti, sotto una specie di tettoia dove assemblarle e completare il tutto con l’obiettivo di poterlo usare almeno da agosto prossimo.
Allegato:
parti bis.JPG
Dovendo far combaciare le due parti alla perfezione sulla paratia 125, ci sembrava che l’appoggio su una superficie piana (il compensato di base) facilitasse il lavoro rispetto ad un appoggio instabile e con meno riferimenti dato dalla struttura a V.
PS. Se per Casteldimezzo intendi la spiaggetta dove c’è il ristorante, allora ti sei fatto 2 Km abbondanti, più una bella “arrampicata” per risalire la strada tortuosa che dalla baia di Fiorenzuola porta al paesino.
Se in un sacchetto gonfiabile al traino ci mettevi un paio di scarpe e una maglietta da running potevi farti il ritorno tutto di corsa. Poi a Gradara in bicicletta. Un ottimo allenamento da triathlon
Una quindicina di anni fa ho attraversato a nuoto lo stretto di Messina e per tutta l’estate mi sono allenato davanti alla spiaggia di Riccione, lungo il tratto da viale S. Martino a viale Ceccarini (circa 2 km tra A/R).